RADIOLOGIA, i detective dell'immagine

Intervista a Angelo Vanzulli, Direttore della Radiologia e Coordinatore Scientifico del Niguarda Cancer Center

 

Cosa fa la Radiologia di un grande Ospedale come Niguarda?


Il nostro compito è aiutare il clinico a fare la corretta diagnosi. Questo è il primo passo fondamentale per impostare la corretta terapia.

 

Quante prestazioni all’anno vengono effettuate?


Mediamente vengono seguiti 120.000 pazienti all’anno. Si può dire che la maggior parte dei pazienti, che si rivolgono al Niguarda, passa per un motivo o per l’altro dalla radiologia.


Qual è l’esame che si esegue maggiormente?


La radiografia tradizionale, che è anche la procedura più veloce. Ci sono poi gli esami ecografici, le TAC e le risonanze magnetiche.

 

Sempre più spesso si sente parlare di diagnosi occasionali: le persone fanno un esame per una cosa e se ne scopre un’altra? È vero?


Difficile quantificare il fenomeno con dei numeri, ma non me ne stupirei perché le tecniche a disposizione sono sempre più sensibili e si utilizzano macchine che danno immagini più precise. Tanto per fare un esempio: 30 anni fa la TAC faceva scansioni da 1 cm, adesso le fa da 0,6 mm.



Che tipo di tecnologia avete a disposizione?


Abbiamo un parco tecnologico di ultima generazione. In particolare, disponiamo di un’evoluzione della radiologia tradizionale che si chiama tomosintesi. Questa tecnica è applicata sia per i tumori del seno che per la radiologia scheletrica e toracica e permette la possibilità di fare le scansioni come la Tac, ma senza l’esposizione che questo esame porta con sé. Infatti, la quantità di radiazione emessa dalla tomosintesi è paragonabile a quella di una radiografia, solo il 20% in più.



La tecnologia progredisce e vi dà una mano, ma cosa serve per capire bene e a fondo questo tipo di esami? In sostanza qual è il sesto senso del buon radiologo?


Il radiologo deve cogliere cosa c’è di anomalo in un’immagine e come tutte le grandi intuizioni una parte è un po’ imponderabile. Per il resto ci vuole attenzione, dedizione e soprattutto il confronto con i clinici, perché le malattie si presentano in modo molto simile nei vari pazienti, per cui se sai qual è il sospetto sai dove devi andare a guarda re.


Il radiologo è fondamentale per un ospedale. È vero che siete sempre meno?


Non è vero la scuola di specializzazione ne prepara di più di una volta. Solo che forse ne servirebbero di più, perché le tecniche di oggi, sempre più sofisticate, richiedono più risorse per essere usate al meglio. Magari non è facile attirare i giovani studenti di medicina verso questa specializzazione perché l’equazione, un po’ grossolana che si accende nelle loro menti, è quella che il radiologo sia una sorta di fotografo, un ruolo con meno appeal rispetto al chirurgo. Un’impressione, perché toccando con mano quello che fa il radiologo è un lavoro appassionante: è il detective dell’ospedale.

Le informazioni medico-scientifiche pubblicate in questo sito si intendono per un uso esclusivamente informativo e non possono in alcun modo sostituire la visita medica.

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