Tumore dell'endometrio

Più a rischio le donne obese e quelle con più di 60 anni. Si opera con la chirurgia laparoscopica
Tra le neoplasie che colpiscono l’apparato genitale femminile il tumore dell’endometrio è quello che ha la più alta incidenza. Nella maggior parte dei casi l’esordio è dopo i 60 anni e l’età avanzata insieme all’obesità è tra i fattori di rischio per lo sviluppo della patologia. In Italia ogni anno le nuove diagnosi per questo tipo di tumore sono circa 5.000. Per fortuna molto spesso la prognosi è favorevole e la guarigione arriva per oltre 9 pazienti su 10. A Niguarda i singoli casi vengono discussi da un team composto da diversi specialisti (ginecologi, oncologi, radioterapisti e specialisti dell’anatomia patologica) che si confrontano e impostano l’iter terapeutico migliore.


Cos’è l’endometrio

L’utero è un organo che ha la forma di una pera rovesciata, lo strato di epitelio che riveste la sua cavità interna è l’endometrio. Ed è questo tessuto, che ogni mese si ispessisce e modifica le proprie caratteristiche, sotto l’azione degli ormoni, per preparare l’utero ad accogliere l’eventuale ovulo fecondato. In caso di mancata fecondazione, però, questo “surplus di endometrio” viene degradato e viene espulso con il flusso mestruale.


Sintomi

Per la maggior parte dei casi il primo sintomo del tumore dell’endometrio è spesso inequivocabile. Infatti si tratta di un sanguinamento vaginale che si presenta in menopausa.

E’ un campanello evidente che apre immediatamente all’ipotesi oncologica indica Mario Meroni, Direttore dell’Ostetricia e Ginecologia. E’ più difficile indirizzare la diagnosi quando la patologia si presenta in età fertile, cioè in circa il 10% dei casi. In queste pazienti ci può essere un sanguinamento anomalo tra un ciclo e l’altro oppure può comparire un’alterazione quantitativa della mestruazione”.


Diagnosi

L’ecografia e l’isteroscopia sono gli esami chiave per la diagnosi. “L’ecografia trans-vaginale non è un esame invasivo ed è in grado di fornirci un dato essenziale che riguarda lo spessore dell’endometrio - indica Meroni-. L’isteroscopia, invece, grazie a particolari endoscopi, permette di vedere l’interno dell’utero per identificare possibili anomalie. Una volta identificate, si possono eseguire delle biopsie mirate, prelevando delle piccole parti di tessuto sospetto da far analizzare”.


Trattamenti

Ovviamente in base alle caratteristiche del tumore si sceglie lo schema di trattamento più appropriato. Spesso una Tac può essere utile per capire se c’è stata una diffusione della malattia. Nei casi, invece, in cui il tumore è confinato all’utero, la chirurgia rappresenta il primo passo -spesso decisivo- per la terapia. “Generalmente viene asportato l’utero, insieme alle tube e alle ovaie - spiega Meroni-  Di solito oltre a queste strutture viene asportata anche una piccola parte della cupola vaginale, per limitare il rischio di recidiva. Nei casi di malattia più avanzata si possono togliere i linfonodi pelvici eventualmente insieme a quelli lombo-aortici, che vengono analizzati per avere una stadiazione completa della malattia, necessaria per impostare il trattamento più adeguato. Infatti nella maggior parte dei casi la chirurgia è risolutiva, ma possono rendersi  necessarie altre cure come la radioterapia e, a volte, la chemioterapia”.


Chirurgia mini-invasiva

Niguarda è un centro specializzato nell’utilizzo della chirurgia laparoscopia per i tumori dell’endometrio. In questi casi l’asportazione avviene attraverso delle microincisioni sulla pancia, attraverso cui si inseriscono gli strumenti chirurgici e le micro-telecamere. Questo approccio a ridotta invasività oltre a permettere tempi di recupero più rapidi, consente di limitare le complicanze post-chirurgiche, in particolare nelle pazienti obese, a più alto rischio per questo tipo di tumore.