Continuità delle cure

Un percorso terapeutico, unico, personalizzato, senza interruzioni e tutto in un’unica sede: è quello che viene indicato come continuità delle cure, nel Niguarda Cancer Center ci sono molti esempi.

Ci sono gli ambulatori multi-specialistici, come quello dedicato alla prevenzione dell’osteoporosi nelle donne in terapia per il tumore al seno.

C’è la gestione delle emergenze che arrivano al pronto soccorso e che richiedono trattamenti tempestivi. Continuità delle cure vuol dire anche attenzione ad aspetti di primo piano come la tutela della possibilità riproduttiva, le cure palliative e l’assistenza domiciliare.

Perché prendersi cura dei pazienti non è solo diagnosi e terapia, sono anche le fasi successive: il follow-up e i controlli, per questo è importante fare rifermento a Niguarda anche dopo il trattamento.

Ci possono essere delle situazioni di emergenza anche nei pazienti oncologici. Si può trattare di una complicanza di un tumore già noto oppure il quadro acuto può essere il sintomo d’esordio che porta alla diagnosi della patologia, come si interviene?

Daniele Coen, medico di Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza

Si interviene facendo riferimento a quelli che sono i capisaldi dell’emergenza: diagnosticare tempestivamente per arrivare rapidamente al trattamento. Il compito del pronto soccorso in questi casi è quello di intercettare la causa per delineare il quadro ed eseguire i primi interventi di cura per mettere il paziente fuori pericolo. Quindi si invia il caso agli specialisti di riferimento. Tra le emergenze più gravi c’è la compressione midollare. In questi casi il tumore può arrivare a comprimere il midollo spinale e il paziente è esposto ad un rischio molto alto: infatti, se non viene trattato in tempi brevi può andare incontro ad esiti gravi ed irreversibili come una paralisi degli arti inferiori. In altri casi il paziente può arrivare al pronto soccorso a causa di squilibri metabolici, che alterano i valori del calcio o di altre sostanze nel sangue, dovuti a delle metastasi ossee, tali da richiedere un trattamento d’emergenza. Nei casi oncologici da codice rosso possono rientrare anche altre situazioni come l’insufficienza cardio-respiratoria, un’emorragia acuta, la sindrome della vena cava superiore, che riduce pericolosamente il ritorno del flusso sanguigno al cuore, lo shock settico, solo per citarne alcuni.

A Niguarda c’è un ambulatorio dedicato alle donne con un tumore al seno, in cui le pazienti sono seguite contemporaneamente sia dagli oncologi sia dai reumatologi per scongiurare il rischio di osteoporosi, anche dopo che le terapie oncologiche si sono concluse. Perché?

Oscar Massimiliano Epis, Direttore Reumatologia

Il trattamento per il tumore al seno può includere il blocco o l'eliminazione di alcuni ormoni che favoriscono la crescita delle cellule tumorali. Tuttavia una delle funzioni di questi ormoni è aiutare a proteggere le ossa; quindi, se ne viene ridotto il livello, può conseguirne un indebolimento. In questo percorso sono state coinvolte le pazienti che hanno sconfitto la malattia oncologica oppure quei casi, ancora in trattamento, per cui la possibilità di guarigione è molto alta. Sono stati valutati i fattori di rischio che caso per caso potevano predisporre all’osteoporosi. Tra questi la presenza di fratture e la famigliarità per questo tipo di lesioni. Ma anche l’abitudine al fumo e il trattamento con i farmaci cortisonici, due elementi che nel lungo periodo possono favorire un indebolimento osseo. Una volta stabilito il quadro, si è intervenuti con delle terapie mirate di rinforzo.

La possibilità di avere un figlio nonostante la malattia è un aspetto della cura a cui si rivolge sempre più attenzione. Che possibilità offre Niguarda?

Maurizio Bini, Responsabile Centro studi e trattamento per i disturbi della fertilità

Si tratta di un aspetto che si tende sempre di più a tenere in considerazione, anche perché l’innalzamento dell’età in cui si cerca una gravidanza ha portato questa eventualità a diventare sempre più frequente. Curare la malattia scegliendo terapie che impattino minimamente sulla fertilità è la prima scelta del piano terapeutico. Quando questo non è del tutto possibile la crioconservazione gametica, ovvero il congelamento di ovuli e spermatozoi, è una possibilità importante, che il Centro Sterilità di Niguarda offre a questi pazienti. L’idea alla base è quella di uno “stoccaggio” dei rispettivi ovuli o spermatozoi, prima di iniziare le terapie che possono compromettere la fertilità, in modo da avere una “riserva” da cui attingere per avere comunque una chance riproduttiva tramite inseminazione artificiale. Effettuiamo mediamente 6-7 congelamenti al mese. La maggior parte sono pazienti oncologici.

Quando purtroppo contro la malattia non c’è più niente da fare, la terapia si ferma ma non il “prendersi cura”: è il delicato compito delle cure palliative, come si porta avanti?

Ignazio Renzo Causarano, Direttore Cure Palliative e Hospice

E’ un percorso di sostegno che a Niguarda si realizza nell’Hospice-il Tulipano. Nell’ambito delle patologie oncologiche la stessa assistenza, però, può essere portata direttamente a casa del malato grazie alle cure domiciliari. In collaborazione con l’Oncologia dell’Ospedale, il servizio offre la possibilità di essere seguiti a casa da professionisti sanitari esperti in cure palliative e terapia del dolore, H24 per 365 giorni all’anno. L’équipe è formata dal medico, che valuta periodicamente le condizioni cliniche del malato e imposta le terapie adeguate e dall’infermiere, che si occupa delle cure dirette (medicazioni, gestione di presidi sanitari, prelievi di sangue), valuta i bisogni e istruisce la famiglia nell’assistenza. Le cure domiciliari offrono anche la possibilità di effettuare gli esami del sangue a domicilio. Su richiesta è garantita anche l’assistenza psicologica per i familiari e per i malati.