Le aritmie, come si interviene

L’intervento di ablazione è utilizzato da più di 20 anni per la cura delle aritmie, grazie a questa tecnica le cellule responsabili dell’attività elettrica alterata del cuore vengono bruciate con un elettro- catetere portato in sede risalendo una grossa vena, quale ad esempio quella femorale.
Oggi questa tecnica può contare su nuovi sistemi di mappaggio, come l’angiografia rotazionale che consente una maggiore precisione, grazie ad immagini tridimensionali.

 

“Un occhio elettronico” più preciso

L’angiografia rotazionale fornisce all’operatore il senso della profondità del campo in cui si muove consentendo di visualizzare sul monitor l’area d’intervento da differenti prospettive.
Il nuovo “occhio elettronico” viene utilizzato in tutti quei casi in cui la precisione d’intervento è fondamentale per lo spegnimento delle zone ad attività elettrica “fuori fase”. Ad esempio può dare ottimi risultati per quei pazienti in cui l’area da cicatrizzare si trova allo sbocco di una delle vene polmonari nell’atrio sinistro. In questi casi, infatti, si opera una bruciatura a forma di anello lungo la parete interna della zona di contatto vena-atrio ed è importante che le cellule, che si vanno ad eliminare, si trovino nella porzione cardiaca e non sulla parete del vaso.

Più sicurezza e miglior controllo

Oltre ad una maggiore precisione, la nuova procedura assicura anche una maggiore sicurezza perché riduce il tempo di esposizione ai raggi X, utilizzati durante la fluoroscopia per visualizzare il tragitto dell’elettro-catetere.
Con questa nuova metodica l’area di posizionamento è, infatti, visualizzata grazie alla sovrapposizione delle immagini ottenute con la fluoroscopia con quelle ottenute dall’angiografia rotazionale.
L’effetto combinato e la migliore risoluzione permettono di ridurre il ricorso alle radiazioni, diminuendo così l’esposizione sia per il paziente sia per l’operatore stesso.
Prima dell’introduzione di questa tecnica, per l’imaging tridimensionale ci si affidava alla tac o alla risonanza magnetica, eseguite preventivamente prima dell’intervento; con l’angiografia rotazionale, invece, basta l’iniezione del liquido di contrasto durante l’ablazione per avere un controllo in tempo reale del posizionamento del catetere.

Spegnere l’aritmia congelandola

Oggi, inoltre, si può usare il cosiddetto criopallone per agire su zone più ampie: in passato se le aree da ablare erano grandi bisognava eseguire le lesioni punto per punto, aumentando i tempi di intervento e il rischio di complicanze.
Ora abbiamo a disposizione cateteri con un palloncino sulla punta che vengono sistemati sotto guida radiografica nella zona da trattare; quindi, un liquido refrigerante nel pallone abbassa moltissimo la temperatura di tutta l’area toccata dalla sfera, abbattendo l’attività elettrica e causando l’ablazione.

Queste nuove tecnologie di imaging e d’intervento hanno portato ad un miglioramento delle percentuali di successo che arrivano anche all’80%, a seconda dell’aritmia.