Vitaliano Marchini: La Guarigione Del Cieco

Varcando la soglia della Chiesa dell’Annunciata appare il bassorilievo “La Guarigione del cieco”, scultura di Vitaliano Marchini. L’opera per i tempi è di grande originalità, sia per “l’invenzione” del Cristo che dona la vista a un ragazzo, mentre nell’iconografia sacra, Gesù risana alcuni ciechi, sempre adulti, sia per la composizione coerente alla poetica del “Novecento” in cui le forme sono riassunte in blocchi volumetrici compatti (Sironi docet) con sullo sfondo un originale paesaggio di medioevale suggestione.
Vitaliano Marchini nacque a Melegnano nel 1888 da modestissima famiglia, la madre cucitrice ed il padre cordaio. Trasferitosi giovanissimo a Milano iniziò la sua attività “per campare” come garzone di fornaio, muratore e, vedi il destino, garzone marmista. Un appassionato garzone marmista autodidatta, che nel 1910 “osò spudoratamente” presentare un proprio autoritratto scultoreo addirittura alla Giuria Internazionale della Biennale di Venezia. Venne accettato! Aveva 22 anni.
Iniziò allora l’attività di scultore richiesto in particolare per opere di tema religioso: la sua scultura dei Santi Gervasio e Protasio, collocati a fianco del rosone centrale del Duomo, venivano affettuosamente chiamati dai meneghini “i bambolon del Domm”. Per Marchini iniziò poi un’intensa attività didattica tanto che nel 1933 ottenne la cattedra di scultura a Brera battendo niente po’ po’ di meno che Marino Marini e Francesco Messina.
Vitaliano Marchini, fedele al suo personaggio di schivo intimista, si ritirò a Mergozzo (in provincia di Como), vicino al lago di Montorfano, “il lago dei poeti”, dove morì a 81 anni continuando a scolpire convinto che la sua arte sarebbe servita, come diceva, “per quelli che chiedono di staccarsi dalle cose comuni per quelle più elevate”.
Enrico Magliano

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