Anestesia, istruzioni per l'uso

Dalla compressione della carotide ai tempi degli Assiri, all'uso del freddo presso gli Egizi, per arrivare poi alla somministrazione dell'etere nell'ottocento: cercare di attenuare il dolore per praticare interventi medici è sempre stata una prerogativa in cerca di soluzione fin dalla notte dei tempi. Oggi le più moderne tecniche anestesiologiche permettono interventi sempre più complicati. Ce le spiegano gli anestesisti.


Un grande avanzamento

L'anestesia è stata una delle più grandi conquiste della medicina. Grazie ad essa, operazioni che potevano essere soltanto sognate sono diventate realtà. Si pensi a tutti gli interventi a torace e ad addome aperto o quelli a cuore fermo o sul cervello. E oggi si è così evoluta che è possibile scegliere farmaci e metodi diversi a seconda dell'ammalato e delle sue condizioni. Da qui l'importanza della figura dell'anestesista, che non è solo uno dei tanti professionisti in sala operatoria, ma la persona che si prende cura del malato durante tutta la fase perioperatoria (prima, durante e dopo), verificando che oltre ai parametri vitali (pressione, temperatura e così via), anche il dolore sia controllato. 


Anestesia generale, come si realizza

L'anestesia generale prevede il blocco temporaneo e completamente reversibile del funzionamento del sistema nervoso centrale. Comporta l'esclusione dell'attività muscolare volontaria e gradualmente di quella riflessa. Si va incontro ad una diminuzione del tono muscolare e ad una riduzione della respirazione. Si perde conoscenza e quindi non si avverte dolore.


La sedazione invece...

La sedazione si realizza quando l'individuo è posto in uno stato di sonnolenza, mentalmente e fisicamente rilassato. Questo tipo di anestesia è indicato quando la persona è sottoposta a procedure mediche o chirurgiche che possono essere fastidiose o lievemente dolorose. Uno dei casi più classici è quello dell'endoscopia. 


Anestesia locale o regionale, la differenza

Nel caso dell'anestesia locale, il farmaco anestetico è iniettato nel tessuto e toglie la sensibilità solo nell'area specifica del corpo sottoposta all'intervento. 
L'iniezione praticata dal dermatologo per asportare un nevo, per esempio, può essere  un
tipo di anestesia locale. In genere dura da una fino a quattro ore e, per il periodo postoperatorio, sono di solito prescritti farmaci analgesici per prevenire il dolore, una volta svanito l'effetto dell'anestetico. In caso di anestesia regionale, invece, l'anestesista pratica un'iniezione vicino a un
gruppo di nervi o una radice nervosa, in modo da desensibilizzare la zona del corpo da sottoporre
a intervento chirurgico. In anestesia regionale è possibile restare svegli oppure, se necessario, può essere somministrato un sedativo. 


L'anestesia spinale

L'anestesia spinale si usa per interventi al basso addome e agli arti inferiori, soprattutto quando non è possibile praticare l'anestesia generale. Oppure in quelle occasioni in cui addormentare del tutto il soggetto non conviene, magari perché ha una ridotta capacità respiratoria. La procedura non è più dolorosa di un prelievo di sangue. Si punge il sacco durale, la membrana che riveste il midollo spinale, e si inietta una quantità piccolissima di anestetico, che si diffonde immediatamente in una zona dove arrivano e partono le terminazioni nervose. 


Da segnalare all'anestesista prima dell'intervento

Ci sono alcuni punti importantissimi da non dimenticare mai: se si hanno malattie, quali farmaci si stanno prendendo, se si è allergici a qualcosa e se in passato c'è stato un episodio di difficoltà all'intubazione. Un ulteriore elemento molto importante, può essere quello di comunicare se qualcuno dei parenti ha mai avuto problemi nei confronti dell'anestesia. Come ad esempio il problema dell'ipertermia maligna, che è una malattia ereditaria in cui la temperatura corporea può raggiungere i 42 C°: talvolta, si riesce a scoprirne il rischio soltanto perché il soggetto riferisce genericamente che un parente ha avuto problemi. Queste sono le cose importanti da tenere sempre a mente. 


Mangiare o bere prima dell'anestesia

Si possono bere liquidi fino a due ore prima dell'intervento, il latte materno fino a quattro ore e mangiare cibi solidi fino a sei ore prima: queste sono le linee guida più seguite. Non mangiare e non bere prima dell'anestesia è comunque una buona norma, poiché migliora le condizioni di sicurezza di chi si sottopone all'intervento. In anestesia generale, infatti, alcuni dei normali riflessi del corpo non sono attivi. Così, potrebbe succedere che il cibo o i liquidi contenuti nello stomaco risalgano verso l'alto e finiscano nei polmoni, provocando quella che viene definita aspirazione polmonare, che può dare difficoltà di respirazione, infezioni e conseguenze molto gravi.

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