ERNIA DEL DISCO Attenzione al peso e alla postura

Terza, quarta, quinta vertebra lombare e prima sacrale: sono queste le sedi più frequenti dell’ernia al disco, una patologia diffusa, che interessa prevalentemente i giovani e le persone di mezza età.
Secondo le stime, infatti, il mal di schiena è un disturbo molto comune che colpisce dal 60 all’80% della popolazione e per l’8% dei casi si tratta di ernia del disco. Sedentarietà, posture scorrette, sovrappeso, uso frequente di auto o motoveicoli
per gli spostamenti, sono questi i fattori di rischio principali su cui fare prevenzione.

 

COME SI ORIGINA

Per capire cosa succede alla nostra colonna quando l’ernia fuoriesce, bisogna comprendere il sofisticato sistema di ammortizzazione che la caratterizza.
Immaginiamo i dischi intervertebrali come dei cuscinetti, posti tra una vertebra e l’altra al fine di consentire i movimenti della colonna. Come un cuscino è formato da una federa e da un’imbottitura, così il disco è costituito da un involucro esterno, l’anello fibroso, e da una parte interna, più malleabile, il nucleo polposo.
L’ernia si ha quando l’involucro si lacera e il nucleo polposo viene espulso all’esterno.

 

SINTOMI

Il sintomo principale è il dolore lombare dovuto allo stiramento del legamento che decorre posteriormente al disco: quello che popolarmente viene indicato come il “colpo della strega”.
Ma non solo: se, fuoriuscendo dalla sua sede, il nucleo del disco comprime le radici nervose, il dolore si irradia alla gamba, interessando la parte posteriore della coscia e raggiungendo, talvolta, anche il tallone e il piede, è la cosiddetta lombosciatalgia o, nell’accezione più comune, sciatica.
Altri sintomi sono formicolii e alterazioni della sensibilità, per arrivare a disturbi della forza se la radice del nervo è compressa in modo significativo.

 

DIAGNOSI E TRATTAMENTO

La diagnosi, si basa sulla valutazione dei sintomi raccontati dal paziente e sull’esame clinico; importanti indicazioni possono arrivare da indagini strumentali come la risonanza magnetica oppure la Tac.

Riposo, farmaci anti-infiammatori e cortisonici, sono le indicazioni da seguire per la fase acuta. Nell’arco
di qualche settimana, il materiale del nucleo polposo si disidrata, riducendo a poco a poco il proprio volume, e anche il dolore, di conseguenza, dovrebbe notevolmente attenuarsi.

 

L’INTERVENTO

Quando la compromissione dei nervi è importante e i sintomi non rientrano, diventa necessario l’intervento chirurgico. In presenza di gravi sofferenze del nervo, è bene intervenire con una certa tempestività. Il rischio, altrimenti, è che il sintomo non regredisca dopo l’operazione, cronicizzandosi.
Ancora molto diffuse sono le convinzioni che si tratti di un intervento rischioso. In realtà, anche la neurochirurgia vertebrale, così come altre branche della chirurgia, oggi si avvale di tecniche sempre meno invasive, spesso supportate da una raffinata tecnologia e con un’incidenza minima di rischi e complicanze. Lo stesso intervento tradizionale di rimozione dell’ernia non è nemmeno paragonabile a quello che veniva eseguito in passato: attraverso un’incisione di due centimetri al massimo viene raggiunto lo spazio tra le vertebre e, con l’ausilio dei microscopi viene “liberata” la radice nervosa in modo estremamente preciso e mirato- prosegue lo specialista-. I tempi di recupero sono piuttosto rapidi: già il secondo giorno il paziente è in grado di camminare, al terzo viene dimesso. Nel giro di due settimane può riprende la vita normale.

 

PREVENZIONE

La prevenzione dell’ernia si basa sul mantenimento di un buon tono muscolare, sul controllo del peso corporeo, su un’attività fisica regolare. È importante anche imparare a sollevare i pesi in modo corretto, non piegando il busto in avanti, ma flettendo le gambe.
E per chi passa molte ore al volante?
Il consiglio è di tenere lo schienale leggermente flesso all’indietro, posizionando un cuscino, ne esistono di specifici, da applicare al sedile del veicolo, all’altezza della regione lombare. Per le altre attività, la
regola da seguire è di evitare di rimanere nella stessa posizione per periodi eccessivamente lunghi. A casa,
o dove l’ambiente lavorativo lo consenta, l’ideale sarebbe utilizzare una sedia ergonomica, che permette
di “scaricare” in modo corretto il peso dalla colonna vertebrale.

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