I vaccini a mRNA

Dopo il Nobel, il presente e il futuro di questa scoperta

La rivista scientifica Nature parla di un futuro fatto di “farmaci a base di RNA messaggero”. Un entusiasmo che sembra essere condiviso anche da diversi immunologi e ricercatori, tra cui Matthias Stephan del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, Washington, che si espone con fiducia sulla possibilità di una medicina basata sull’mRNA per “qualsiasi cosa si voglia trattare”.

Un ottimismo cresciuto durante la pandemia e sempre più alimentato dagli eccellenti risultati ottenuti grazie ai vaccini a mRNA, con i quali è stato possibile salvare milioni di vite. Non è un caso, quindi, che quest’anno la biologa Katalin Karikò e l’immunologo Drew Weissman abbiano vinto il premio Nobel per le scoperte che hanno portato all’approvazione di due vaccini anti Covid-19 basati proprio sull’RNA messaggero alla fine del 2020.
Un successo che fa ben sperare per il futuro ma che al momento è ancora in fase di studio.

In realtà, i vaccini a mRNA non sono così nuovi. Basti pensare che la prima molecola di mRNA sintetico è stata prodotta la prima volta negli anni ‘80 e successivamente sviluppato per combattere l’HIV. - commenta Maurizio Orso, direttore delle Vaccinazioni e sorveglianza malattie infettive dell’Ospedale Niguarda - “Il vantaggio dei vaccini a mRNA risiede sicuramente nella velocità con cui sono stati prodotti, il che ha permesso di fronteggiare la pandemia in tempi piuttosto brevi. Stiamo quindi parlando di una tecnica già conosciuta e che è stata successivamente applicata nell’ambito della vaccinazione antinfettiva.”.

Facciamo un passo indietro: prima dell’RNA messaggero, la vaccinazione consisteva principalmente nell’immissione di un antigene, ovvero una sostanza esterna come un batterio, un virus o una tossina, all’interno dell’organismo.
Questo processo determina una risposta immunitaria e una conseguente produzione di anticorpi, che consentono di reagire all’agente patogeno. Il vaccino mRNA, invece, si fonda sul principio opposto: gli anticorpi non vengono stimolati ad essere prodotti da una fonte “esterna” ma, piuttosto, indotti dall’organismo stesso. Ad essere introdotto, infatti, è proprio l’RNA messaggero, contenente un “codice” con le istruzioni per produrre la proteina virale, distribuita successivamente in tutte le cellule.

Il vaccino a mRNA fino ad oggi ha dimostrato di conferire un’immunità umorale con una durata di circa 4-6 mesi - continua Orso - “Il vaccino utilizzato ora, ovvero il vaccino a mRNA studiato contro le ultime varianti XBB 1.5, pare consentire nel soggetto immunocompetente una protezione più prolungata, stimata in circa 12 mesi”.

Questo è il meccanismo d’azione che ha portato il vaccino a mRNA ad essere considerato “rivoluzionario” e spinto alcune aziende a tentare di spingersi oltre le malattie infettive e utilizzare l’RNA messaggero anche per altre patologie. Moderna, ad esempio, ha in cantiere un vaccino per proteggere dal Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), mentre altri ricercatori stanno ancora oggi cercando di capire come poter utilizzare questa tecnica per curare il cancro. Al momento, infatti, sono presenti vaccini volti a prevenire infezioni legate allo sviluppo di tumori, come quello per il Papilloma Virus, che consente di eliminare la possibilità di sviluppare il tumore al collo dell’utero se effettuato in giovane età, così come per il virus dell’epatite B, strettamente correlato al tumore al fegato. La speranza dei ricercatori, invece, sarebbe quella di utilizzare il vaccino per “istruire” il sistema immunitario a produrre anticorpi che prendano di mira le proteine che si formano sulle cellule tumorali, con l’obiettivo di eliminarle alla radice.

L’idea si fonderebbe sul rendere sempre più difficile per le cellule tumorali trovare dei modi per eludere le risposte immunitarie. - spiega Orso - “L’apparato immunitario, infatti, a seguito dell’incontro con un agente patogeno, conserva una memoria che permette all’organismo di agire più rapidamente in seguito ad esposizioni future. Tuttavia, per quanto sarebbe bello poter creare un vaccino che vada a colpire direttamente le cellule tumorali, ad oggi si tratta ancora di uno scenario in divenire.”.

In conclusione, le potenzialità dei vaccini a RNA messaggero sono sotto gli occhi di tutti. Eppure, prima di urlare alla rivoluzione, è necessario darsi il tempo di assistere ai progressi della ricerca e, fino ad allora, riconoscerne la portata innovativa con un occhio di speranza verso il futuro. 

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