INGESTIONE DI CORPI ESTRANEI Dottore aiuto! Ho ingoiato..

Dalle monetine alla candeggina. È record: 23 aghi estratti dallo stomaco di una piccolissima.

Monetine, aghi, lampadine, pile e macchinine, a Niguarda i casi di ingestione di corpi estranei non mancano. A prendersene cura è l’Endoscopia Digestiva e Interventistica, che effettua annualmente circa 200 interventi in urgenza, la maggior parte per complicanze emorragiche, ma non mancano le curiosità.
Se si chiede del caso più singolare ad Alfredo Rossi, ex Direttore della struttura, risponde senza esitare: “Nell’agosto del 2008 abbiamo estratto 23 aghi dallo stomaco di una bambina”.
Il più singolare, ma anche il più delicato, parliamo, infatti, di una bambina di tre mesi e mezzo; gli aghi gli erano stati fatti ingoiare dal cuginetto. “L’intervento- aggiunge Rossi- è stato condotto con un endoscopio da adulto, perché quello per bambini non consentiva il passaggio della calamita, necessaria per l’estrazione. Non è stato facile utilizzarlo su una paziente così piccola, ma tutto è andato per il meglio”.
Sul podio con la piccola una Ferrari. No, non quella vera ma un modello elettrico miniaturizzato: il piccolo bolide, parcheggiato per qualche ora nello stomaco di un piccolo paziente, una volta estratto era ancora perfettamente funzionante e conservava intatta la voglia di sfrecciare.
Anche il pianeta adulti riserva non poche sorprese.
I casi più curiosi sono i detenuti. “In questi pazienti- spiega Marta Bini, endoscopia digestiva e interventistica- l’ingestione
è volontaria. Non solo, gli oggetti ingoiati sono particolarmente strani e di difficile estrazione, in modo da dover richiedere
l’intervento in ospedale. Capita così di intervenire per estrarre orologi, anche di grosse dimensioni, molle del letto e pile, più
di una nello stesso stomaco e tenute insieme con una calamita, ingoiata in un secondo momento. Recentemente abbiamo estratto quasi mezzo servizio di posate: ben 4 forchette”.
Sorprendente.
Volontaria nei tentativi di suicidio, che però sono fortunatamente rarissimi, involontaria in tutti gli altri casi, è l’ingestione di sostanze caustiche. Candeggina, vetriolo, prodotti per l’igiene del bagno. Molto spesso c’è lo zampino di quello che si chiama “recipiente improprio”.
In pratica si compra un gran quantitativo di prodotto per le pulizie, lo si travasa in un contenitore più piccolo, magari una bottiglia dell’acqua, ma se ci si dimentica di etichettare o di informare il malcapitato che si va a dissetare il danno è fatto. E che danno!
Visto che le lesioni di questo tipo possono avere conseguenze pesantissime con esiti irreversibili nei casi più gravi. Per questo la prevenzione è importante, soprattutto per i più piccoli. “Negli scorsi anni- prosegue Rossi-, in collaborazione con il Comune di Milano, abbiamo realizzato iniziative di sensibilizzazione importanti, andando a fare attività di prevenzione nelle scuole elementari. Agli incontri sempre presenti bambini e maestre, ma dei genitori non c’era traccia”.


In caso di ingestione

Non indurre il rigetto.
Sembra contro intuitivo, ma far vomitare il paziente significa solo provocare un secondo passaggio di sostanza caustica attraverso l’esofago con la possibilità di ulteriori danni.

Bere acqua.
Se avete delle nozioni di chimica e pensate che far ingerire una sostanza basica possa tamponare l’azione dell’acido ingerito, ascoltate bene: niente di più sbagliato. La reazione acido-base dentro lo stomaco potrebbe portare allo sviluppo di calore con danni da ustione alla mucosa gastrica. Utile, invece, diluire il caustico facendo bere acqua.

Non somministrare presunti antidoti.
Si pensa che il latte possa aiutare nel neutralizzare il caustico. Una leggenda: purtroppo non ha alcun effetto provato, anzi stratificandosi sulle pareti dell’esofago e dello stomaco rende più difficile una corretta diagnosi endoscopica.

 

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