Mononucleosi: quali sono i sintomi?

In gergo popolare è conosciuta come malattia del bacio, ma a “fare i conti” con la mononucleosi non sono solo gli innamorati. La patologia, certo, “predilige” la fascia tra i 15 e i 35 anni di età, ma non mancano i casi nella prima infanzia. No, in queste situazioni l’effusioni non c’entrano: molto spesso il contagio avviene tramite oggetti, giochi contaminati, che il piccolo porta alla bocca entrando in contatto con l’agente patogeno.

 

I sintomi della mononucleosi

A provocare i sintomi della mononucleosi un microrganismo appartenente alla famiglia degli herpesvirus, il virus Epstein Barr che prima di dare segni della sua presenza ci mette un po’: il periodo di incubazione della mononucleosi nei bambini piccoli è di circa un mese, mentre negli adulti è un po’ più lungo (30-45 giorni). 
I sintomi che preannunciano l'infezione sono febbricola (37°C) o febbre (fino a 39- 40°C) che può persistere per 8-15 giorni, spossatezza e inappetenza. Per la mononucleosi nei bambini attenzione all'età: nei soggetti di età inferiore ai 5 anni si possono verificare anche edema palpebrale e gastroenterite.
La fase acuta invece è caratterizzata da mal di gola, con presenza di placche bianco-giallastre sulle tonsille, che spesso raggiungono notevoli dimensioni, impedendo la normale deglutizione (nei casi più seri, possono verificarsi difficoltà respiratorie, a causa della parziale ostruzione delle alte vie aeree).
Altri sintomi caratteristici della mononucleosi infettiva sono: l’ingrossamento dei linfonodi del collo, del fegato e della milza e la comparsa di un esantema, lesioni cutanee tipo quelle del morbillo, che in genere si risolve in 4-5 giorni.

 

Come si trasmette la mononucleosi?

Il contagio per la mononucleosi avviene per via diretta (tramite la saliva, per questo è chiamata “malattia del bacio”) o per via indiretta (ad esempio bevendo con un bicchiere usato da un paziente infetto). Attenzione - L’infezione può essere silente anche nei soggetti adulti, ma anche i pazienti asintomatici possono essere fonte d’infezione. In genere la quantità di virus nella saliva diminuisce drasticamente a 5-7 giorni dalla comparsa dei sintomi, ma molte persone continuano a presentare tracce dell’agente patogeno nella saliva anche per molto tempo dopo l’infezione.

 

Mononucleosi: cura

Trattandosi di un’infezione virale l’antibiotico non è efficace, e purtroppo non sono disponibili antivirali specifici; tuttavia nella grande maggioranza dei casi non è necessaria nessuna terapia, in quanto la malattia esaurito il suo decorso passa spontaneamente. La durata della mononucleosi è estremamente variabile; se la fase acuta ha una durata media di 15 giorni circa, la completa guarigione dalla malattia è diversa da persona a persona- a seconda che si tratti di mononucleosi negli adulti o nei bambini- in alcuni casi occorrono molte settimane e certi soggetti devono attendere alcuni mesi prima di ristabilirsi completamente. La terapia della mononucleosi è soprattutto una terapia di supporto e si basa soprattutto su riposo, alimentazione equilibrata, buona idratazione e somministrazione di farmaci anti-infiammatori, FANS o il paracetamolo.
Riposo, riposo, riposo: ce lo sentiamo ripetere spesso in caso di malattie similinfluenzali, ma nel caso della mononucleosi è una condizione da rispettare scrupolosamente soprattutto per evitare una temuta complicazione, per fortuna rara, che riguarda la milza.
Una delle complicanze più temibili della mononucleosi infettiva è la rottura della milza a causa del suo ingrossamento; il caso è raro, ma è da tenere comunque in debita considerazione. Per questo non bisogna sottovalutare la milza ingrossata e i sintomi associati.
Negli sportivi il ritorno all’attività deve quindi avvenire con una certa cautela perché in alcuni sport, soprattutto quelli in cui c’è contatto fisico, eventuali traumi addominali potrebbero causare la rottura dell’organo in questione.

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