Parkinson, attenzione a quei segnali rivelatori

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Oggi in Italia sono circa 300.000 le persone con malattia di Parkinson, e purtroppo questo numero è destinato ad aumentare. Nei prossimi 15 anni si stima che si arriverà a 6.000 nuovi pazienti l’anno, di cui la metà colpiti ancora in età lavorativa.

 

Fattori di rischio


Tra i fattori di rischio più frequenti si annoverano l’età avanzata, la familiarità, il sesso maschile, l’etnia (i più colpiti sono i caucasici), diversi fattori ambientali, i traumi cranici e i disturbi dell’umore come la depressione. Mentre tra quelli protettivi l’attività fisica è il più importante, seguita da un’attività lavorativa. La ricerca contro questa malattia prosegue e i neurologi continuano a lavorare intensamente a nuove tecniche che permettano una diagnosi il più precoce possibile, addirittura pre-clinica, ossia prima della comparsa dei sintomi motori.


Sintomi della malattia di Parkinson


Ai fini di una diagnosi quanto più precoce – afferma il Direttore della Neurologia e Stroke Unit è molto importante che i pazienti riferiscano al proprio specialista tutti quei sintomi riconducibili alla malattia di Parkinson come ad esempio il deficit olfattivo, la depressione, i dolori delle grosse articolazioni e i disturbi comportamentali durante il sonno. Si tratta, infatti, di sintomi non motori che possono aiutare a identificare soggetti a rischio di sviluppare la malattia con un anticipo di 10-12 anni. In questo modo si potrebbe iniziare il trattamento sintomatico o neuro-protettivo nella fase pre-motoria della malattia e sarebbe possibile cambiare il decorso della malattia, rallentandone la progressione”.

 

Gli altri sintomi


La malattia insorge prevalentemente intorno ai 60 anni, ma nel 10% dei casi l’esordio può avvenire prima dei 40. “Sintomi tipici sono la bradicinesia, ossia la difficoltà e la lentezza nei movimenti, il tremore e la rigidità - spiega lo specialista -. Spesso, nella fase avanzata la malattia, si accompagna ad altri disturbi non motori quali: dolori muscolo-scheletrici, stipsi, disfunzioni sessuali, eccesso di salivazione (scialorrea) e calo del tono della voce. Ancora: difficoltà di deglutizione, insonnia, sonnolenza diurna, depressione, ansia, perdita di memoria, difficoltà di ragionamento, di pianificazione e di comprensione. Tuttavia, alcuni di questi sintomi non motori possono addirittura anticipare di molto tempo la comparsa della patologia”.

 

La diagnosi della malattia di Parkinson


La diagnosi della malattia di Parkinson in prima battuta si basa sulla storia clinica del paziente e sull’esame neurologico durante la visita. Poi si passa ad esami strumentali come la risonanza magnetica nucleare e una tecnica di neuroimaging specifica, la Spect con la somministrazione del tracciante Datscan. Per il completamento diagnostico si può ricorrere alla tomografia ad emissione di positroni (Pet). Un criterio di valutazione importante rimane la risposta ai farmaci specifici: se il malato migliora con un trattamento adeguato e protratto sufficientemente a lungo, la diagnosi di Parkinson è molto probabile.
 

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