Piccoli “black out” di memoria

Su un punto gli esperti sono tutti d’accordo: è scorretto considerare i disturbi della memoria una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. Ma allora cosa si può fare e a quali segnali prestare attenzione? Ne abbiamo parlato con gli esperti del Centro di Neuropsicologia Cognitiva.

I segnali


Con l’avanzare dell’età è da considerarsi normale avere delle piccole dimenticanze. Come ad esempio non ricordarsi dove si sono riposte le chiavi oppure se non salta alla mente il nome di quel signore che si conosce da tanto. Sono piccoli “black out” che non devono metterci in allerta purché non avvengano di frequente. Allo stesso modo con il passare degli anni può essere più difficile stare attenti e concentrarsi. Attenzione anche al tono dell’umore: tristezza e ansia sono nemici della memoria.

Quando allarmarsi?


In linea generale quando il disturbo della memoria viene segnalato dai familiari, soprattutto se viene descritto come persistente e in continuo peggioramento. Attenzione, poi, se c’è una ripetitività nel richiedere la stessa informazione e se di frequente mancano le parole. Da non sottovalutare la tendenza a mettere gli oggetti nel posto sbagliato soprattutto se ciò avviene con una certa frequenza. Tra i fattori di rischio che espongono con maggiore probabilità ad un disturbo della memoria ci sono la bassa scolarizzazione, ipertensione e stili di vita poco salutari come fumo e sovrappeso che minano la salute del nostro cervello. Per questo mantenersi in forma con una sana alimentazione e una dose costante di attività fisica fa bene al nostro corpo e anche alla nostra mente (è importante la frequenza continua senza bisogno di sforzi da “olimpionici”).

Come allenare la mente


Non bisogna per forza cimentarsi con cruciverba tutti i giorni. Certo fa bene, ma se non piace vale la pena dedicarsi ad altro. Leggere, scrivere, oppure spendere il proprio tempo nell’apprendimento di nuove abilità (come lo studio di una lingua o imparare a suonare uno strumento) può fare la differenza per mantenere giovani i nostri neuroni. Allo stesso modo una vita sociale attiva è un tonico eccezionale per il nostro cervello.
 

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