SCINTIGRAFIA, una diagnosi radioattiva

La scintigrafia è una tecnica diagnostica, basata sul rilevamento delle radiazioni emesse dall’organismo dopo la somministrazione di farmaci radioattivi. Tali segnali, elaborati e registrati da un calcolatore, permettono di indagare efficacemente sede, forma, dimensioni e funzionalità di alcuni organi, tra cui tiroide, cuore, ossa, cervello, fegato, reni e polmoni. Pertanto, l’apparecchio che esegue la scintigrafia non emette radiazioni, ma si limita a riceverle dagli organi del paziente.

 

I traccianti e controindicazioni


La scintigrafia è una tecnica semplice ed indolore, e spesso il tracciante radioattivo o radiofarmaco deve
essere somministrato per via endovenosa. Tra gli isotopi più utilizzati, vi sono lo Iodio 131 per le indagini sulla tiroide e il Tecnezio 99m per le valutazioni dell’apparato scheletrico e del miocardio.
Le dosi di radioisotopo somministrate sono molto basse e non comportano rischi significativi per il paziente, anche se l’utilizzo della tecnica scintigrafica rimane controindicato in gravidanza (in ogni caso la somministrazione avviene sempre sotto il controllo del medico specialista).

 

Attendere, prego


L’esame scintigrafico inizia con la somministrazione del radiofarmaco, seguita, in base alla caratteristica anatomica o fisiologica che ci si propone di indagare, da un certo periodo di attesa. Per la scintigrafia tiroidea e miocardica, ad esempio, questo intervallo di tempo si aggira intorno a 20-60 minuti, mentre per la scintigrafia ossea è necessario un periodo di attesa di 3 ore. Dopo l’attesa, l’esame viene quindi eseguito su un lettino fisso, su cui il paziente viene fatto sedere o sdraiare; saranno le testate dell’apparecchio (denominato gamma camera) a compiere movimenti rotatori o traslatori intorno all’organismo.

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