SINDROME DI MENIERE

Un deficit uditivo, accompagnato da un ronzio o da quella strana sensazione di sentire tutto ovattato, ma anche vertigini che posso durare da pochi minuti a qualche ora, sono i tratti distintivi di un disturbo, la sindrome di Meniere, che colpisce l’orecchio e che ci ricorda come questo organo sia fondamentale per sentire i suoni, ma anche per regolare il nostro equilibrio.

Ne abbiamo parlato con Alberto Dragonetti, Direttore dell’Otorinolaringoiatria

Solitamente colpisce un orecchio solo ma nel 30-50% dei casi può trasformarsi in bilaterale, andando ad interessare anche l’altro.
La sindrome è la terza causa più frequente di vertigine e l’incidenza varia dai 30 ai 50 nuovi casi all’anno su 100.000 pazienti.
Le vertigini, che spesso sono il sintomo più debilitante della sindrome, di solito provocano un forte capogiro che costringe il paziente a sdraiarsi. Gli attacchi possono provocare nausea, vomito e un’intensa sudorazione, e spesso irrompono all’improvviso senza alcun segno premonitore.
Purtroppo tutti questi sintomi non possono essere previsti in alcun modo: di norma l’attacco è caratterizzato da una combinazione di vertigini, acufene (ronzio) e diminuzione dell’udito e può protrarsi per diverse ore. In alcuni casi gli episodi sono così debilitanti che il paziente è costretto a sdraiarsi finendo per addormentarsi, stremato.
La sindrome ha il suo “epicentro” nel labirinto, una struttura dell’orecchio interno, che è il “sensore” dell’equilibrio del nostro corpo e che in questi pazienti non funziona a dovere. Il tutto per colpa di un accumulo eccessivo di un particolare liquido, l’endolinfa, che per cause sconosciute non viene riassorbita da questa struttura dell’orecchio interno.
Per la diagnosi non esiste un esame di riferimento e lo specialista si basa soprattutto sulla storia del paziente e su una serie di test strumentali e audiometrici volti ad escludere altre patologie che possono avere sintomi
comuni.
Per quanto riguarda la cura si possono usare farmaci specifici, come le benzodiazepine, per sedare il sistema nervoso centrale e che aiutano il paziente a superare gli episodi di vertigine. La terapia a lungo termine invece è condotta con lo scopo di contenere la ritenzione idrica per favorire il riassorbimento dei liquidi.
Per questo si consiglia una dieta iposodica e si somministrano diuretici per periodi prolungati, almeno 6 mesi. Assolutamente da evitare anche alcol e caffè. Inoltre iniezioni intra-timpaniche di cortisone o di un particolare antibiotico, la gentamicina, possono aiutare il paziente a ridurre i sintomi.

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