TEST DI TELLER

Il test di Teller è un utile strumento per la diagnosi delle patologie oculari pediatriche.

Ci siamo fatti spiegare di cosa si tratta da Elena Piozzi, Direttore dell’Oculistica Pediatrica.


Come si realizza questo test?

Si invita il bambino, in braccio alla mamma, a guardare due tavole accostate: una riporta delle righe bianche e nere progressivamente più sottili, l’altra è grigia (o bianca). L’esaminatore, l’ortottista, verifica a quale dimensione della riga il piccolo smette di guardare il cartone rigato e inizia a guardare quello grigio. In base allo spessore dell’ultima riga che ha attratto la vista del bambino si va a valutare la sua eventuale predisposizione allo sviluppo di disturbi visivi.


E’ vero che valuta l’acutezza visiva?

Più che l’acutezza visiva è un test che valuta il comportamento dell’occhio sottoposto ad una stimolo.
Ed è un’indicazione importante che va associata ad altri tipi di indagine come i test elettrofisiologici, la valutazione ortottica e refrattiva, utili per smascherare possibili patologie.


A che età può essere fatto?

Già a partire dai 3 fino ai 9 mesi. In caso di sospetto si può ripetere l’esame a distanza di 2-3 mesi per vedere se c’è stato un miglioramento.


Può essere utile per individuare quali patologie?

Il test può fornire un’indicazione nei casi di cataratta congenita o di retinopatia nel prematuro per stabilire il residuo visivo. Inoltre può essere consigliato in caso di patologie della funzione visiva o di eventuali differenze tra i due occhi, situazioni che è bene monitorare nel tempo.


Più in generale, quando pianificare il primo controllo per la vista del bambino?

Entro il primo anno di vita, soprattutto se c’è una familiarità. Altrettanto importanti sono i controlli quando c’è stata una nascita prematura, ma di solito in questi casi si apre un percorso specifico di sorveglianza che porta in “automatico” il bambino dal neonatologo, o dal pediatra, all’oculista. E’ fondamentale poi non sottovalutare i dubbi dei genitori che hanno modo di osservare con più attenzione il piccolo tutti i giorni.


Quali sono i segnali da non trascurare?

Ad esempio se ci si accorge che il bambino si infastidisce quando viene portato in ambienti molto illuminati, se strizza spesso gli occhi. Attenzione poi alla lacrimazione, o se capita che guardi gli oggetti con un’angolazione strana dell’occhio, tale da far sospettare uno strabismo. Ci sono poi i dubbi di aggancio visivo, ovvero quando i genitori riferiscono che il loro bambino non li guarda. Sono tutti segni dietro cui si possono celare delle patologie oculari.


In tutti questi casi cosa si fa?

E’ meglio procedere con una visita oculistica per andare a controllare il fondo dell’occhio e accertarsi di possibili difetti refrattivi come miopia, astigmatismo o ipermetropia. Il tutto associato ad una valutazione ortottica, che serve per stabilire se gli occhi sono allineati e se non ci sono differenze tra il destro e il sinistro.


Dopo il controllo entro l’anno, quali sono le tappe successive?

Se non ci sono problemi i controlli si diradano e un secondo screening può essere programmato intorno ai 3 anni con l’ingresso alla scuola materna. In caso di anomalie, invece, le valutazioni vanno ripetute regolarmente con scadenze che vanno stabilite caso per caso.

Le informazioni medico-scientifiche pubblicate in questo sito si intendono per un uso esclusivamente informativo e non possono in alcun modo sostituire la visita medica.

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