TRAUMA PEDIATRICO Trauma Center organizzato a misura di bambino

Servono lettini, set medici in miniatura con tanto di catetere vescicale o drenaggio toracico dal diametro opportuno, carrelli di rianimazione pediatrici, prontuari per il dosaggio farmacologico: il trauma pediatrico, quando entra dalla porta dei ‘codici rossi’ del pronto soccorso, è un’emergenza difficile da gestire e necessita di procedure a misura di bambino.

Ogni anno a Niguarda vengono ricoverati in media 200 bambini, dall’età neonatale ai 18 anni, che costituiscono quasi il 10% del totale di pazienti traumatizzati.

La prima causa di morte dei bambini è proprio il trauma. La strada è il luogo dove avviene la maggior parte dei traumi, ma solo il 15 % dei bambini è in automobile al momento dell’incidente: la maggior parte dei traumatizzati (il 60% con trauma cranico, il 25% con trauma ortopedico e, in codice rosso, il 40% con traumi del tronco), sono invece pedoni, ragazzi in bicicletta o in motorino.
Nei bambini che arrivano in codice rosso il 60% ha lesioni in più di un distretto. Questo è caratteristico del bambino che, ha un’area di impatto proporzionalmente maggiore: per esempio,  se un adulto viene investito da un auto con ogni probabilità avrà un trauma agli arti inferiori, mentre un bambino viene colpito anche al tronco per la sua bassa statura.

 

La parola a Osvaldo Chiara, Direttore del Trauma Center


Il bambino è un paziente diverso dall’adulto, per caratteristiche anatomiche, fisiologiche, psicologiche completamente diverse che se non conosciute possono essere causa di errori nella gestione del trauma.
Per esempio un bambino può perdere quasi la metà del sangue circolante e dare solo dei segnali molto sfumati come agitazione e tachicardia. Poi, d’improvviso, la situazione crolla e va in grave shock fino all’arresto cardiaco. Questo è caratteristico del bambino, ma se non si è attenti ci si può far ingannare.
Sono molti i dettagli da curare nella gestione del trauma pediatrico, dal dosare i farmaci in proporzione al peso del bambino, all’evitare una esposizione eccessiva alle radiazioni ionizzanti nella fase diagnostica, fino al garantire un supporto psicologico adeguato ai genitori, per aiutarli ad assistere il bambino, e al piccolo paziente, per evitare traumi psicologici permanenti.
La componente emotiva c’è anche per il medico. Chi gestisce un bambino ha un coinvolgimento emotivo maggiore, la paura di sbagliare. Non sono in tanti ad avere una grossa esperienza in codici rossi pediatrici. C’è una discreta difficoltà dovuta all’emotività nel ragionare in modo razionale ed eseguire la sequenza di passaggi di gestione del trauma che ormai vengono in automatico a chi fa parte del trauma team. E poi si lavora sotto lo sguardo attento e preoccupato dei genitori, sempre presenti tranne che in sala operatoria, e all’attenzione clinica si aggiunge quella relazionale.

La gestione del trauma pediatrico a Niguarda è garantita grazie a un approccio multidisciplinare da parte del Trauma Team (con i suoi chirurghi, anestesisti, ortopedici, neurochirurghi, radiologi) insieme con i Chirurghi e gli Anestesisti specialisti del Materno-Infantile e la Neuropsichiatria Infantile. 
 

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