Tumore allo stomaco: come si interviene

La chirurgia rappresenta il cuore del trattamento per la maggior parte dei casi di tumore allo stomaco.

Negli ultimi anni sono state perfezionate le tecniche chirurgiche. 

Nelle forme di tumore più vicine al cardias (la “porta” di ingresso dello stomaco) l'intervento di scelta è la gastrectomia totale, ovvero l'asportazione completa dello stomaco, mentre nelle forme in cui il tumore si localizza più vicino al piloro (“l’uscita” o la parte distale), si opta per una resezione parziale. 

In entrambi i casi è necessario ricreare la continuità del tubo digerente. Così dopo una gastrectomia parziale, il chirurgo collega la porzione di stomaco residua all’intestino tenue, mentre, dopo una gastrectomia totale, connette direttamente l’esofago al piccolo intestino.

Ma l’operazione comprende anche un’altra fase molto importante, la linfoadenectomia, cioè la rimozione dei linfonodi:in base alla sede del tumore devono essere, infatti, asportate chirurgicamente le diverse stazioni linfatiche.


Gli esami prima dell’intervento

Per prepararsi al meglio prima dell’intervento occorre sottoporsi ad una gastroscopia, che evidenzia la corretta localizzazione del tumore e permette di eseguire i prelievi di tessuto su cui sarà condotto l’esame istologico. 
Un’altra indagine utile è l’ecoendoscopia, che serve per la stadiazione locale del tumore.
Infine la Tac che è necessaria per avere un quadro generale approfondito della malattia.

Team multidisciplinare: chirurghi, radiologi, endoscopisti, oncologi

Ogni caso viene discusso da un team multidisciplinare che comprende anche l’oncologo il cui intervento è complementare a quello del chirurgo. Il trattamento oncologico, che punta sulle terapie mediche tra cui la chemioterapia, infatti è un ulteriore “arma” nel percorso di cura per questa patologia che può precedere o seguire il trattamento chirurgico a seconda dei casi.
Anche la radioterapia può essere indicata in alcuni casi selezionati.

Intervento mini-invasivo con la laparoscopia

In alcuni casi è possibile un approccio mininvasivo. Tra questi ci sono gli stadi iniziali, quelli indicati come early gastric cancer-indipendentemente dalla localizzazione della neoplasia- e anche alcuni casi di tumori avanzati quando interessano la porzione distale dello stomaco. 
E’ un intervento che per essere condotto in laparoscopia richiede un’esperienza avanzata. 
Qui a Niguarda, presso la Chirurgia Oncologica e Mininvasiva, eseguiamo questo tipo di intervento da più di 10 anni e possiamo vantare una casistica tra le più ampie in Italia. 
L’approccio mini-invasivo, inoltre, può essere utile anche per il trattamento dei pazienti più anziani, soprattutto quando presentano quadri complicati da altre patologie: sono questi i casi che possono trarre un beneficio maggiore dalla chirurgia a ridotta invasività.

Chirurgia robotica

Non si tratta di un’altra forma di trattamento bensì di un ulteriore strumento a disposizione del chirurgo per eseguire la stessa procedura che un tempo veniva eseguito “a cielo aperto” con maggiore precisione, minimizzandone l’invasività. Nel nostro centro abbiamo condotto degli studi comparativi per capire se il robot costituisse un reale vantaggio. E’ emerso che la chirurgia robotica può agevolare alcune fasi dell’intervento come l’asportazione dei linfonodi, può facilitare, inoltre, la diffusione delle tecniche mininvasive.
A Niguarda, grazie alla buona specializzazione raggiunta, il robot viene utilizzato come un’ulteriore risorsa a disposizione dei chirurghi e soprattutto dei pazienti.

I tempi di degenza media dopo l’intervento variano tra i 6 e i 15 giorni, con tempi più brevi per i pazienti operati in laparoscopia.
La chirurgia mini-invasiva facilita inoltre i tempi di recupero per un ritorno più veloce alle normali attività quotidiane.

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