TO, bentornata indipendenza: il Terapista Occupazionale

È una mattina come tante altre: la sveglia suona, segnando l’inizio di una nuova giornata. Un po’ intontiti, ci si alza dal letto per andare a prepararsi una buona colazione. Dopo un caffè rigenerante e una spazzolata ai denti, si può finalmente uscire e prendere la macchina per andare a lavoro. Sembrano azioni semplici, ma la verità è che non tutti vivono queste piccole abitudini allo stesso modo. Chi ha una disabilità (temporanea o permanente, congenita o acquisita) può avere serie difficoltà, così come chi è più anziano potrebbe non essere in grado di svolgere alcune azioni della vita quotidiana. In queste situazioni, la necessità è quella di trovare soluzioni pratiche che aiutino a essere indipendenti.
Il Terapista Occupazionale, detto anche il “TO”, si occupa proprio di rendere la persona autonoma proponendo delle alternative che la aiutino a sentirsi ancora in grado di gestire la propria vita e a svolgere quelle attività quotidiane in cui ha difficoltà: vestirsi, lavarsi, mangiare o anche, semplicemente, praticare un’attività ricreativa. Ogni persona porta con sé una storia specifica: qualcuno può avere avuto un ictus o una lesione midollare, altri aver subito un’amputazione o una frattura ossea, oppure essere affetti da disturbo dello spettro autistico o da patologie neurologiche degenerative.
Per questo il Terapista Occupazionale deve pensare a un percorso di riabilitazione personalizzato, centrato sulla singola persona, che tenga conto dei bisogni e degli aspetti funzionali e cognitivi. Questo comprende una valutazione dell’ambiente, inteso a trecentosessanta gradi: quello personale, famigliare e sociale, ma anche quello “fisico” in cui la persona vive. A questo proposito, oltre a stimolare le potenzialità di adattamento di una persona, il professionista, se utile, potrebbe anche proporre alcune modifiche degli spazi per meglio adattarli ai bisogni. I pericoli, infatti, possono essere dietro l’angolo: cavi elettrici, una bassa illuminazione o la disposizione dei mobili possono fare la differenza, così come l’abbattimento delle barriere architettoniche e la creazione di luoghi accessibili e fruibili per tutti.
Compito del Terapista Occupazionale è suggerire utili alternative, insegnare nuovi sistemi, per esempio per allacciarsi le scarpe o per entrare e uscire dalla vasca del bagno; per far questo, il TO aiuta a ricercare nuovi “trucchi e strategie”, partecipa alla scelta o all’ideazione di specifici ausili, dal semplice bastone per agevolare la deambulazione alla carrozzina nei casi in cui la persona non sia in grado di spostarsi in autonomia. Il Terapista Occupazionale lavora spesso anche con le protesi, insegnando alle persone con disabilità e ai loro familiari come utilizzarle e, spesso, personalizzandole per adattarle alle necessità specifiche. Il programma di riabilitazione proposto ai pazienti prevede inoltre attività individuali e di gruppo per facilitare il reinserimento nella vita sociale e lavorativa, uno stimolo essenziale per fare progressi sull’indipendenza da riconquistare.
L’importanza di questo professionista è notevole sotto molti punti di vista; lo troviamo in Medicina Riabilitativa e in Neuroriabilitazione, in Unità Spinale, con i piccoli della Neuropsichiatria Infantile o come consulente presso i reparti che ne fanno richiesta. Migliorando le autonomie della persona con disabilità e della persona anziana non autosufficiente, rendendola meno dipendente dal sostegno altrui, si possono ottenere risposte positive anche dal punto di vista emotivo e psicologico. Spesso i cambiamenti sono molto evidenti: quelle piccole azioni quotidiane che venivano percepite come montagne insormontabili, diventano di nuovo affrontabili, il limite è superato e si torna finalmente a essere indipendenti.