“Si è trattata comunque di un’operazione a torace aperto e la cicatrice che ho sullo sterno me lo ricorda. Inizialmente me ne vergognavo. Ora fa parte di me e mi caratterizza.”

Essere operati per un aneurisma gigante dell’aorta, un caso eccezionale

Un metro e 87 di ragazza con una passione per la pallavolo ancora più grande di lei. E’ Paola, un’allegra e sportiva ventinovenne che 4 anni fa all’improvviso, così per caso, scopre di avere un aneurisma gigante all’aorta. Si tratta di una dilatazione di circa 10 cm per un vaso sanguigno, il primo tratto dell’aorta, che normalmente ha un diametro medio di 2,5-3,5 cm. E’ un caso raro per fortuna preso in tempo, prima di una possibile rottura. 

Ho sempre avuto la passione per la pallavolo- ci dice-. Sono arrivata a giocare in una squadra di serie B e pratico questo sport da quando avevo 7 anni. Da allora ogni anno mi sono sottoposta ai controlli previsti per l’idoneità agonistica. Ma dagli esiti non è mai emerso nulla di anomalo. Anch’io stavo bene. L’unica avvisaglia all’età di 25 anni: un leggerissimo fastidio all’altezza della scapola destra, che nonostante i trattamenti dall’osteopata non passava mai. Anzi. Nel corso dei mesi si sono affiancati altri segnali come il fiato corto e dei battiti anomali del cuore, quelli che poi ho scoperto essere i sintomi di un’extrasistole”. 

Il medico di base di Paola imputa il quadro a un possibile stato d’ansia visto il periodo stressante che stava vivendo. “In quei mesi mi stavo laureando, ma anche dopo la discussione della tesi vedevo che i sintomi non andavano migliorando. Così mi sono decisa ad andare dal cardiologo e mi sono sottoposta ad un’ecocardiografia. Devo dire che la specialista è stata molto brava, ha saputo gestire senza allarmismo il mio caso, mi ha detto semplicemente che c’era da fare un piccolo intervento e il giorno dopo ero a Niguarda. I tempi così compressi non mi hanno dato il modo di far montare la preoccupazione. Qui i cardiochirurghi mi hanno spiegato in cosa consisteva l’intervento: c’era da eliminare la parte dilatata dell’aorta e vedere se si riusciva a riparare la valvola cardiaca connessa”. Se non ci fossero stati i presupposti, la valvola sarebbe stata sostituita con una protesi meccanica o biologica.      

Si è trattato di un caso molto delicato- spiega Claudio Russo, Direttore della Cardiochirurgia-. L’indicazione chirurgica esiste già per dilatazioni con diametro superiore o uguale ai 5,5 cm; l’intervento è necessario per evitare la rottura dell’aorta, evento improvviso e molto spesso mortale. In questo caso ci siamo trovati davanti una dilatazione quasi doppia, un caso eccezionale, fuori scala. In sala operatoria abbiamo tolto la parte dilatata del vaso e l’abbiamo sostituita con una protesi vascolare, un tubo di materiale sintetico. Siamo invece riusciti a riparare la valvola aortica e non c’è stato bisogno di una sostituzione”. Questo è stato un bene, perché nel caso si fosse impiantata una valvola meccanica, Paola avrebbe dovuto assumere farmaci anticoagulanti per tutta la vita. E questo tipo di terapia richiede un monitoraggio speciale in gravidanza, in quanto il farmaco anticoagulante può interferire con il normale sviluppo del feto. L’alternativa alla valvola meccanica era quella biologica, che però, soprattutto nei soggetti più giovani, va in contro ad usura e quindi deve essere sostituita a distanza di anni.

Il periodo dopo l’intervento mi ha messo a dura prova- ci confida Paola-. Si è trattata comunque di un’operazione a torace aperto e la cicatrice che ho sullo sterno me lo ricorda. Inizialmente me ne vergognavo. Ora fa parte di me e mi caratterizza. Nei mesi successivi ho scoperto che la dilatazione così eccezionalmente grande è dovuta alla sindrome di Marfan, una malattia rara che conferisce un’estrema elasticità al tessuto connettivo. I test genetici per la diagnosi sono stati condotti a Niguarda, ma per questa patologia sono seguita in un altro ospedale di Milano. Faccio i controlli, ma la malattia non influisce particolarmente sulla mia vita. Faccio ancora sport anche se non più a livello agonistico, ma più per scelta, visti gli impegni lavorativi. Comunque ancora oggi, una bella partita sotto rete con gli amici rimane una delle mie soddisfazioni più grandi”.