“E’ stata la prima volta in cui mi sono sentito davvero felice e libero dopo così tanto tempo. Ho ripreso in mano la mia vita. Mi sento una persona nuova ora”

Il dolore all’orecchio di Gabrio: il coraggio di chi sceglie di non arrendersi

Tutto comincia nell’anno 2015. Gabrio ha solo 11 anni quando si accorge di avere un’otite perforata e di avere perso il 50% dell’udito. Da quel momento sente un fischio fortissimo e persistente, simile al freno di una macchina. I medici valutano la possibilità di un intervento di timpanoplastica, ma alla fine decidono che conviene aspettare. Sarebbe troppo impegnativo, dicono. Gabrio quindi, nonostante i problemi di udito, va avanti con la sua vita, fatta di amici, catechismo e oratorio. È ignaro che, da lì a breve, avrà inizio un lungo calvario che durerà per ben tre anni e che lo vedrà come protagonista principale.

Il 18 ottobre del 2017, infatti, le cose cambiano inaspettatamente. “Stavo facendo la seconda media ed ero uscito per il compleanno di un mio amico” racconta Gabrio “Ad un certo punto comincio a sentire un fortissimo dolore all’orecchio. Ero completamente basito, non avevo mai provato nulla di simile. Era come ricevere una coltellata”. Viene quindi ricoverato qualche giorno dopo presso un ospedale. Il dolore è all’altezza del mastoide al nervo occipitale. A quel punto, diventa chiaro che non si può più aspettare: è ora di effettuare l’intervento di timpanoplastica. Gabrio e la sua famiglia nutrono grandi speranze, ma il medico è franco: non è detto che il dolore derivi dal timpano perforato. “Il dottore aveva detto che le due cose potevano non essere collegate” dice Gabrio “lui ci garantiva la buona riuscita dell’intervento, ma non assicurava che non sentissi più male”. L’operazione è prenotata per il 27 gennaio del 2018. Le aspettative sono alte ma, purtroppo, l’intervento non cambia nulla: il dolore non cessa. All’inizio Gabrio e la sua famiglia cadono nello sconforto. Non solo nessuno capisce l’origine di questo male persistente, ma il giovane si ritrova anche costretto a cambiare completamente il suo stile di vita, riducendo drasticamente le uscite con gli amici. Oltre a questo, non riesce più a studiare. Non tutti, però, riescono ad essere comprensivi verso il suo malessere. “Avevo un’insegnante che mi prendeva particolarmente di mira quando facevo le medie” ricorda Gabrio “Quando lei mi rimproverava che non facevo i compiti io le provavo a spiegare che stavo troppo male e che non ce la facevo. Lei, in tutta risposta, mi diceva - E agli esami cosa fai, non rispondi perchè stai male? -. Non mi sentivo assolutamente capito.” “Quello che in molti non comprendono è che il male che sentiva non era legato solo ai momenti di studio” aggiunge la madre “Qualsiasi cosa lui dovesse fare, che fosse giocare alla play station, leggere un libro o tenere in mano il telefonino, il dolore non gli dava mai tregua.”. In Gabrio e la sua famiglia si alternano due sentimenti: da una parte il senso di sconforto, dall’altra la voglia di continuare a lottare. Non smettono mai di cercare una soluzione: girano per molti ospedali, passando per vari centri di Milano. Questo gli permette di confrontarsi con molti medici, ognuno dei quali formulava ipotesi diverse. Eppure, nonostante gli sforzi, il dolore la vinceva sempre in un modo o nell’altro. Un giorno, però, una luce sembra intravedersi nella nebbia: la madre di Gabrio, girando su internet, viene a scoprire che l’Ospedale Niguarda organizza una Giornata del Sollievo. “Dopo avere scoperto l’esistenza di questo evento, abbiamo deciso di portarlo al Centro di Terapia del Dolore del Niguarda” racconta la madre “Abbiamo conosciuto medici eccezionali che ci hanno dato indicazioni su come trattare il dolore e ci hanno cambiato terapia”. Gabrio si sottopone alla Scrambler Therapy e all’agopuntura, ottenendo risultati molto soddisfacenti: il dolore si riduce drasticamente, manifestandosi solo durante la notte.

Tutto sembra andare a gonfie vele, finché un’estate, durante una vacanza in Sardegna, il giovane sente di nuovo male. “Prima un minuto, poi cinque, poi mezz'ora, finchè il dolore non si è scatenato completamente, fino a durare mesi e mesi” dice Gabrio. “Continuavamo con le terapie, ma non funzionavano più come prima. Il beneficio durava il tempo di scendere dal lettino dell’ambulatorio fino ad arrivare al parcheggio”. È a quel punto che il centro decide di cambiare soluzione e di proporre un intervento di termomodulazione. L’operazione consiste nel ledere un nervo tramite una fonte di calore allo scopo di interrompere la trasmissione degli stimoli dolorosi. “In pratica cercano di confondere il nervo attraverso l’utilizzo di un aghetto, di modo che il cervello non invii più le sensazioni di dolore” chiarisce Gabrio. Il fatidico giorno arriva: il 5 maggio del 2021, si svolge l’intervento che segnerà la fine di un periodo durato ben 3 anni. La paura è tanta, ma altrettanta è la speranza che vada tutto bene. Ad una settimana dall’intervento, si può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Gabrio non sente più dolore. “E’ stata la prima volta in cui mi sono sentito davvero felice e libero dopo così tanto tempo. Ho ripreso in mano la mia vita. Mi sento una persona nuova ora” conclude Gabrio. “I miei amici non mi hanno mai abbandonato ma prima, dato che stavo male, non potevo uscire e quindi li vedevo di meno. Ora mi sento finalmente parte di un gruppo”. È stata una lotta lunga ed estenuante, da cui però lui e la sua famiglia sono usciti vittoriosi . Soprattutto, Gabrio ne ha tratto un’importante lezione di vita “I miei genitori mi hanno sempre spronato a non darla vinta al dolore. Col senno di poi, gli sono molto grato per avermi incitato ad andare avanti. Vorrei far sapere a tutti i ragazzi che sono nella mia stessa situazione che non bisogna mai abbattersi, che si può sempre trovare una soluzione. La mia è stata questo intervento”. 

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Terapia del dolore