“Erano da poco passate le 8.00 e all’improvviso un’esplosione terribile, un rumore fortissimo, tanto che il fischio dello scoppio è ancora nelle mie orecchie. Sono scappato via da quell’inferno e ho pensato: la prima ambulanza che incontro mi caricherà a bordo. Ero una torcia umana, per fortuna un finanziere mi ha visto e ha spento le fiamme che mi avvolgevano con degli stracci”

Pasquale, il sopravvissuto alla strage di Linate del 2001: "Niguarda è la mia seconda casa"

Si nota subito che c’è un’intesa speciale che va oltre il classico rapporto medico paziente. “Ciao Armando...”, “ciao Pasquale, è un po’ che non ti facevi vedere”. Ma anche se è passato del tempo dall’ultimo passaggio a Niguarda, tutti si ricordano di lui. Difficile dimenticarsi di Pasquale, l’unico sopravvissuto all'incidente aereo di Linate del 2001: una collisione sulla pista tra un piccolo aereo privato e un velivolo di linea prima del decollo causa 118 vittime.  È stata il più grave disastro aereo verificatasi in Italia.

Ricordo tutto dell’incidente, come se fosse successo ieri- ci dice Pasquale che allora aveva 48 anni e lavorava come addetto allo smistamento bagagli in un hangar a terra-. Erano da poco passate le 8.00 e all’improvviso un’esplosione terribile, un rumore fortissimo, tanto che il fischio dello scoppio è ancora nelle mie orecchie, nessun otorino, e sono stato visitato dai migliori del mondo, è riuscito a togliermelo. Ci convivo da allora. Oltre al rumore fortissimo ricordo che si sono aperti i portelloni dell’hangar e ho visto l’ala di un aereo con la scritta “02” che mi veniva in contro. In un istante ero completamente avvolto dalle fiamme”. 

Spiegagli come hai fatto a venirne fuori”, lo interrompe Armando De Angelis, oggi Direttore del Centro Ustioni di Niguarda e che il giorno dell’incidente era di guardia al Pronto Soccorso quando Pasquale è arrivato. “Sono scappato via da quell’inferno e sono corso sul viale Forlanini. Ho pensato: la prima ambulanza che incontro mi caricherà a bordo. Ero una torcia umana, per fortuna un finanziere mi ha visto e ha spento le fiamme che mi avvolgevano con degli stracci”.

Da lì il trasporto a Niguarda dove rimarrà per 14 mesi (di cui 4 in coma), una degenza record suddivisa tra terapia intensiva, centro ustioni e diversi altri reparti dell’Ospedale. “Era gravissimo- spiega De Angelis- c’erano ustioni su oltre l’85% del corpo, era praticamente coinvolta quasi tutta la superficie corporea, si salvavano solo i piedi e alcune aree delle gambe. Le probabilità di sopravvivenza erano molto limitate. Sono serviti tanti interventi, nell’ordine della trentina, tra innesti di pelle e operazioni ricostruttive”. In totale nell’arco degli anni Pasquale è andato in sala operatoria più di 100 volte (non tutti gli interventi sono stati fatti a Niguarda). “Considero questo ospedale un po’ come la mia seconda casa, senza di loro (ndr, guarda De Angelis) non sarei qui”. De Angelis conferma: “E’ sempre stato un combattente, uno che non si arrende e non si è fatto travolgere nemmeno da questo grave incidente, anzi ha deciso di esporsi e di raccontare la sua vicenda ai media. L’amicizia nata in corsia si è cementata nelle tante trasferte fatte insieme per raggiungere come ospiti le trasmissioni televisive”. E’ diventata un’intesa speciale.